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Rumore digitale nei dintorni del silenzio interiore

Il panorama digitale, il cyberspazio, ci mette in costante connessione con il mondo virtuale, che ci avvolge ogni giorno in un flusso di dati e informazioni, così veloci e sfuggenti, in uno scompiglio di “rumore digitale”, dove riflessione e silenzio interiore si perdono.

L’essere umano vive nel rumore

Ogni aspetto che circonda l’essere umano è rumore, è bisbiglio continuo di suoni disturbatori, di tecnologia insistente in ogni attività che svolgiamo, dove lo smartphone diventa il protagonista del nostro vivere quotidiano, tramite i Social, le App, la spasmodica ricerca sul web di qualsiasi tipo di informazione.

I nostri pensieri sono sempre più confusi, persi nel rumore digitale, acustico e mentale, della tecnologia, delle notifiche del telefonino, nella ossessiva esigenza di essere parte di quel mondo virtuale, senza la vera percezione che questo è di fatto uno strumento digitale, è tecnologia e non umanità.

Silenzio e consapevolezza di sé

Ci facciamo travolgere, senza rendercene veramente conto, dalle infinite opinioni, commenti, immagini che ogni giorno passano sotto i nostri occhi, in un continuo digitare da una parte all’altra dei nostri profili Social, delle App, dove la velocità dell’informazione ci esula dalla reale riflessione su ciò che leggiamo e ascoltiamo.

Dove viene meno la nostra capacità di pensare, prima di comunicare, perché la velocità dell’informazione, il timore di rimanere indietro, di perdersi qualcosa, offusca il nostro reale giudizio e non ci permette di esprimere veramente noi stessi, il nostro pensiero.

Ci fa perdere il vero valore della parola, quale strumento principe per comunicare, interagire e quindi creare una relazione con l’altro.

Una parola che sia costruttiva e che non si perda nell’imitazione dell’altro, nell’esigenza di voler per forza conformarsi alla comunità digitale.

Così come nella comunicazione della vita reale esprimiamo noi stessi, quello che siamo, non nascondendoci – si spera – dietro alla falsità, anche nella comunicazione del mondo virtuale.

Di conseguenza diventa essenziale essere capaci di mantenere la propria personalità, il proprio modo di essere.

Riscoperta del silenzio

Nasce quindi la necessità di ritrovare quel silenzio che ci apre la porta:

  • alla consapevolezza di noi stessi, delle nostre emozioni, della relazione vera e profonda con l’altro nel mondo reale e non in quello virtuale;
  • alla capacità di ascolto, di confronto e riflessione che ci permetta di essere sempre più concentrati sulle nostre percezioni e sentimenti, piuttosto che sull’esigenza di essere iperconnesso;
  • al desiderio e alla forza di allontanarsi dall’iperconnessione, da ciò che ci fa vivere “in velocità”, per recuperare quelle intime sensazioni che sono luce e speranza per affrontare la complessità della vita reale.

Il coraggio di fermarsi

Occorre avere il coraggio di fermarsi, di guardarsi allo specchio e riscoprire quella lentezza che ci permette di percepire quanto sia importante rivedere ciò che abbiamo fatto e detto, riflettere su noi stessi e su ciò che siamo stati in grado di donare agli altri.

Su quanto la frenesia del nostro vivere ha causato, e sta causando, la perdita di ciò che è veramente importante, delle piccole cose: dagli affetti delle persone in carne e ossa, che sono il fulcro del nostro essere al mondo, alla bellezza di un sorriso e alla dolcezza di un abbraccio.

Distratti dall’astrattezza digitale, dalla leggerezza delle azioni, delle immagini e dei pensieri, da un uso/abuso non costruttivo della tecnologia.

E’ proprio nel silenzio riscoperto dentro di noi, nella capacità di guardare in noi stessi, liberare la mente dal “rumore digitale”, che possiamo metterci in ascolto di ciò che sta intorno a noi, in un equilibrio reale/virtuale.

Così da far accrescere in noi l’attitudine di comunicare con l’altro senza timore, proprio perché il silenzio è di per sé “apertura all’altro”, “apertura al mondo che ci circonda[1]

Silenzio e comunicazione

Silenzio e comunicazione non si annullano, se c’è uno c’è anche l’altra, perché il silenzio è condizione necessaria per la comunicazione.

Senza il silenzio non può esserci una vera e profonda comunicazione.

Perché nell’indispensabile momento del silenzio è possibile riorganizzare i propri pensieri, rielaborarli ed esprimerli per raggiungere un equilibrio comunicativo che sia stimolo all’ascolto e alla consapevolezza di sé.

Infatti, il silenzio, in un confluire eterogeneo di dati, informazioni, messaggi, diventa l’elemento essenziale che ci apre la strada verso un ampio discernimento, nella vita virtuale, di ciò che è importante da ciò che è di fatto marginale e inutile per la nostra vita reale.

Il silenzio quindi ci permette di dare valore a ciò che vogliamo comunicare, di attribuire un adeguato significato al nostro linguaggio, a ciò che vogliamo esprimere e a come vogliamo trasmetterlo.

Esso da spazio quindi alla nostra creativitàall’elaborazione del pensiero, alla riflessione e alla scrittura.

Al porre sul foglio bianco parole che lo stesso “silenzio” ci ha restituito in un confronto intimo, sofferente, spensierato, vivace, alla ricerca di una profonda serenità interiore, che non ha nulla da dire al “rumore digitale”.

[1] «Prima ancora di metterci in ascolto dobbiamo saper fare silenzio dentro di noi, far tacere le tante parole che giudicano, che stigmatizzano, che interpretano, che a tutti i costi vogliono trovare soluzioni veloci. Le parole che presumono di aver già capito senza prima aver affiancato, condiviso, amato.

Solo da questo silenzio può nascere l’ascolto, un silenzio che è spazio, apertura all’altro. Un silenzio che ci permette di cogliere verità che altrimenti resterebbero celate per sempre. Solo allora capiremo che ascoltare non è porgere l’orecchio ma aprirci al mondo che ci circonda» [Simone WEIL].

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